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Questa è la lettera che alcuni di noi, dopo attenta discussione, propongono di mandare alla Rai, per protestare per i contenuti del film "A fari spenti nella notte". "Sono un genitore" può essere di volta, in volta, sostituito con "sono un tecnico", insegnante, ecc., a seconda del ruolo che si ricopre. Gli indirizzi a cui mandarla sono: ufficiostampa@rai.it segretariatosociale@rai.it l.lei@rai.it
Per garantirci una buona riuscita dell'azione, dovremmo inviarla più persone possibili, quindi speditela e fatela girare. Grazie!
Ecco il testo della lettera:
Sono un genitore attivamente coinvolto nella tutela dei DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento), che assistendo martedì 21 febbraio 2012 alla trasmissione da parte di Rai 1 dell'’opera di fiction “"A fari spenti nella notte"”, è rimasto alquanto deluso e infastidito da come è stata trattata la tematica della dislessia. Non discuto le buone intenzioni di chi lo ha realizzato, e non è mio interesse entrare nella qualità cinematografica, ma pur apprezzando lo sforzo e la volontà di far conoscere una problematica molto importante, non posso fare a meno di affermare, che anche se di opera di fiction si tratta, la pretesa di realismo contenuta in essa, doveva esigere una maggiore volontà di documentazione. Il messaggio che ne esce fuori è confuso e fuorviante. La dislessia non è una patologia, non si può curare attraverso la rimozione di traumi infantili, perché non essendo appunto una malattia, ma una caratteristica biologica, rientra in ben altre categorie culturali e scientifiche. Tanto meno, è assurdo pensare che il superamento della rimozione della dislessia, come ricordo, possa servire a curare invalidità anche temporanee. In questo senso risulta, fastidioso e ancor più fuorviante, l’'accostamento fatto dal film tra dislessia e disabilità fisica. Ritengo, tra l'’altro, che non si possano assumere come alibi argomentazioni, quali quelle relative al fatto che “"A fari spenti nella notte"” non è un film sulla dislessia, ma la storia personale di un uomo, di fronte al suo passato; oppure quello della contestualizzazione temporale, che non è assolutamente evidente nel film. I fatti che si svolgono nel presente del personaggio da adulto, si svolgono nell'’oggi, e non vi è alcun indizio che possa far pensare a decenni fa e alle conoscenze dell’'epoca, come accade nel libro.
Proprio a proposito del libro, non ha nessun senso giustificare un’'opera filmica, coprendosi con l’'alibi dell'’opera letteraria che lo ha ispirato. Nel momento in cui la prima vede la luce, vive di vita propria e deve rispondere delle informazioni che veicola, a prescindere dalla seconda. Ci auguriamo che presto possa vedere la luce un film italiano che contenga informazioni corrette sulla dislessia e sui DSA, che nasca magari anche dalla stessa mente dei realizzatori di "“A fari spenti nella notte”."
Ernesto Anselmo Cioffi
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